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lunedì 21 febbraio 2011

Maratona


La battaglia di Maratona



Gli eserciti si fronteggiarono accampati rinviando lo scontro per tre lunghe giornate, non successe in sostanza nulla. Questo probabilmente conferma un relativo equilibrio di effettivi sul campo e il piano di trattenere Milziade a Maratona mentre Artaferne, con la flotta, compiva un movimento aggirante verso Atene. Quando però giunse notizia di un esercito spartano già in marcia verso l’Attica, Dati decise di dare battaglia. Milziade, dal canto suo, decise di assumere l’iniziativa tattica e fece schierare la falange in linea di combattimento rinforzando però le due ali a discapito delle linee centrali che furono così ridotte a poche file, temeva, infatti, una manovra aggirante dei cavalieri persiani essendo lui sprovvisto di cavalleria, e attaccò decisamente lo schieramento nemico.

Erodoto riferisce che gli opliti condussero l’attacco di corsa per otto stadi (circa 1.400 metri), ma la «tattica della corsa» va interpretata con discrezione. Infatti, data la pesantezza dell’equipaggiamento oplitico, non si capisce come gli Ateniesi, dopo un simile sforzo, avessero ancora la forza per combattere. È quindi più realistico pensare che i due schieramenti si siano mossi l’uno contro l’altro e che gli Ateniesi abbiano completato il movimento con una breve carica.

Lo scontro fu comunque molto violento e i Persiani ne subirono le conseguenze, non essendo abituati alla lotta ravvicinata e dato che la loro tattica abituale consisteva principalmente nel lancio di frecce e giavellotti, poco efficace contro la pesante armatura degli opliti. Infatti, mentre il centro ateniese, essendo meno numeroso, cedeva lentamente agli avversari ma senza rompere le file, le ali adeguatamente rinforzate bloccavano le manovre della cavalleria nemica, e una volta sfondato lo schieramento persiano, iniziarono a chiudere sul grosso del nemico. A questo punto, sentendosi circondati e vicini alla disfatta, i Persiani ruppero lo schieramento e si dettero alla fuga verso le navi.

Fu in quel momento, come spesso accadeva nelle battaglie dell’antichità, che lo scontro si trasformò in un massacro. I Greci si gettarono sui Persiani in fuga facendone strage, solo pochi riuscirono a prendere il mare verso la salvezza. Secondo gli Ateniesi 6.400 morti persiani furono raccolti sul campo, la cifra forse è un po’ esagerata ma probabilmente non molto lontana dal vero, visto l’evolversi della battaglia. Dal canto loro, gli Ateniesi contarono solo 192 morti, tra questi anche il polemarca Callimaco. Anche questa cifra può sembrare poco credibile ma poiché il grosso delle uccisioni avvenne dopo la rottura dello schieramento e durante la fuga dei Persiani, può considerarsi realistica.


Quel che conta è che, per la prima volta, un’armata greca aveva sconfitto un esercito persiano in campo aperto. La vittoria era totale e la leggenda dice che Fidippide, oplita e messaggero, fu spedito ad Atene per annunciare la vittoria e dopo aver corso fino ad Atene cadde morto dopo il suo annuncio.

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