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lunedì 21 febbraio 2011

Mitologia greca

Eracle,Ercole per i Romani.
La mitologia greca è la raccolta di tutti i miti e le leggende appartenenti alla cultura degli antichi greci ed elleni che riguardano i loro dei ed eroi, la loro concezione del mondo, i loro culti e le pratiche religiose.

La mitologia greca si compone di una vasta raccolta di racconti che spiegano l’origine del mondo ed espongono dettagliatamente la vita e le avventure di un gran numero di dei e dee, eroi e mostri e altre creature mitologiche.

Questi racconti inizialmente furono composti e diffusi in una forma poetica e composizione orale , mentre sono invece giunti fino a noi principalmente attraverso i testi scritti della tradizione letteraria greca. Le più antiche fonti letterarie conosciute, i due poemi Iliade e Odissea, concentrano la loro attenzione sugli eventi che ruotano attorno alla vicenda della guerra di Troia. Altri due poemi quasi contemporanei alle opere omeriche, la Teogonia scritta da Esiodo, contengono invece racconti che riguardano la genesi del mondo, la cronologia dei sovrani celesti, il succedersi delle età dell'uomo, l’inizio delle sofferenze umane e l’origine delle pratiche sacrificali. Diverse leggende sono contenute anche negli Inni omerici.

Il Pelide Achille


Achille

Achille è un personaggio della mitologia greca e inoltre è uno dei principali eroi leggendari della guerra di Troia e il protagonista dell'Iliade.
La leggenda di Achille è una delle più ricche e antiche della mitologia greca.

Infatti oltre ad Omero, autore dell'Iliade, anche altri poeti narrarono di Achille, aggiungendo episodi inventati per completare il racconto della sua vita, laddove Omero aveva lasciato dei vuoti. Per questo si crearono leggende intorno ad Achille, spesso con storie discordanti tra loro, che ispirarono i poeti tragici e i poeti epici di tutta l'antichità, fino all'epoca romana.

Achille, considerato l'eroe per eccellenza, era figlio di Pelèo, re dei Mirmìdoni e della ninfa nereide Teti. Alla sua nascita, la madre che voleva renderlo immortale, lo immerse per tre volte nelle acque del fiume Stige tenendolo per un tallone, che però rimase l'unica parte vulnerabile del suo corpo perché non immersa. Per questo, quando ci riferiamo ad una parte debole fisicamente o psicologicamente, si definisce il "tallone di Achille".

Un giorno un oracolo profetizzò a Teti che Achille sarebbe rimasto ucciso durante una guerra, che si sarebbe combattuta contro la città di Troia; la madre allora fece rifugiare il figlio presso la corte di Licomede, re di Sciro. Ma quando i Greci si riunirono per andare in guerra contro Troia, l'indovino Calcante li indusse a cercare Achille, perché sosteneva che senza di lui Troia non sarebbe mai stata sconfitta, rivelando dove si era nascosto Achille.
Teti supplicò il Destino perché mutasse la tragica fine di Achille e le fu proposto di scegliere per suo figlio o una vita lunga e senza meriti oppure una morte gloriosa; fu Achille che scelse quest'ultima.Le sue armi furono forgiate da Vulcano,vedi foto.

Maratona


La battaglia di Maratona



Gli eserciti si fronteggiarono accampati rinviando lo scontro per tre lunghe giornate, non successe in sostanza nulla. Questo probabilmente conferma un relativo equilibrio di effettivi sul campo e il piano di trattenere Milziade a Maratona mentre Artaferne, con la flotta, compiva un movimento aggirante verso Atene. Quando però giunse notizia di un esercito spartano già in marcia verso l’Attica, Dati decise di dare battaglia. Milziade, dal canto suo, decise di assumere l’iniziativa tattica e fece schierare la falange in linea di combattimento rinforzando però le due ali a discapito delle linee centrali che furono così ridotte a poche file, temeva, infatti, una manovra aggirante dei cavalieri persiani essendo lui sprovvisto di cavalleria, e attaccò decisamente lo schieramento nemico.

Erodoto riferisce che gli opliti condussero l’attacco di corsa per otto stadi (circa 1.400 metri), ma la «tattica della corsa» va interpretata con discrezione. Infatti, data la pesantezza dell’equipaggiamento oplitico, non si capisce come gli Ateniesi, dopo un simile sforzo, avessero ancora la forza per combattere. È quindi più realistico pensare che i due schieramenti si siano mossi l’uno contro l’altro e che gli Ateniesi abbiano completato il movimento con una breve carica.

Lo scontro fu comunque molto violento e i Persiani ne subirono le conseguenze, non essendo abituati alla lotta ravvicinata e dato che la loro tattica abituale consisteva principalmente nel lancio di frecce e giavellotti, poco efficace contro la pesante armatura degli opliti. Infatti, mentre il centro ateniese, essendo meno numeroso, cedeva lentamente agli avversari ma senza rompere le file, le ali adeguatamente rinforzate bloccavano le manovre della cavalleria nemica, e una volta sfondato lo schieramento persiano, iniziarono a chiudere sul grosso del nemico. A questo punto, sentendosi circondati e vicini alla disfatta, i Persiani ruppero lo schieramento e si dettero alla fuga verso le navi.

Fu in quel momento, come spesso accadeva nelle battaglie dell’antichità, che lo scontro si trasformò in un massacro. I Greci si gettarono sui Persiani in fuga facendone strage, solo pochi riuscirono a prendere il mare verso la salvezza. Secondo gli Ateniesi 6.400 morti persiani furono raccolti sul campo, la cifra forse è un po’ esagerata ma probabilmente non molto lontana dal vero, visto l’evolversi della battaglia. Dal canto loro, gli Ateniesi contarono solo 192 morti, tra questi anche il polemarca Callimaco. Anche questa cifra può sembrare poco credibile ma poiché il grosso delle uccisioni avvenne dopo la rottura dello schieramento e durante la fuga dei Persiani, può considerarsi realistica.


Quel che conta è che, per la prima volta, un’armata greca aveva sconfitto un esercito persiano in campo aperto. La vittoria era totale e la leggenda dice che Fidippide, oplita e messaggero, fu spedito ad Atene per annunciare la vittoria e dopo aver corso fino ad Atene cadde morto dopo il suo annuncio.

Festoni di carta semplici e veloci da realizzare.




In occasione del Carnevale ,in alternativa alle solite catenelle ,abbiamo realizzato questi semplici Festoni di carta colorata.Abbiamo sovrapposto fogli di carta alternando quattro diversi colori e ritagliato a spirale ,dal margine al centro ,pinzando le due estremità del "filo" ottenuto e unendo più parti di questo per allungare il festone.Il risultato è quello visibile nelle foto.Inutile dire che ci siamo divertiti tanto e che nessuno ha trovato difficoltà a realizzare il proprio spezzone!

MASCHERE SARDE







I nostri lavoretti di Carnevale.
IL CARNEVALE SARDO è ufficialmente iniziato il 17 gennaio, dal giorno del fuoco di Sant'Antonio in cui compaiono le prime maschere col volto annerito di fuliggine.
Abbiamo svolto una ricerca sulle maschere sarde più conosciute e ne abbiamo scoperte altre rispolverate dai recenti studi sull'argomento : molte maschere infatti sono cadute nel dimenticatoio per imposizione in quanto nei secoli scorsi ne venne vietato l'uso.
In effetti alcune non sono piacevoli da vedere e richiamano immagini da horror ,ma fanno parte della nostra cultura legata alle origini agro-pastorali ( quindi all'alternanza delle stagioni e al ciclo continuo morte-rinascita) e ad antichi riti in relazione alla lotta del bene contro la bestia (si ripropone infatti la caccia a bestie diverse nei singoli paesi, ora contro l'orso,ora contro il caprone ,..)!Alcune erano riprodotte in ceramica bianca o nera (bene o male) ,altre in sughero e completate da pelli di animali ,generalmente ovini, e da attrezzi come bastoni o lazi (soga)
Dopo la composizione delle immagini in un cartellone ,con didascalie correlate di molte maschere , ne abbiamo riprodotte alcune in foglio di sughero e altre su carta . Per chi volesse realizzare uno dei nostri quadretti ,ecco le matrici delle più note maschere sarde,che noi abbiamo colorato e incollato su cartoncini di diversi colori per addobbare i nostri anditi.

Mamuthones e Issohadores di Mamoiada,





Boes di Ottana



sabato 12 febbraio 2011

LA CASSATA SICILIANA

La Grecia sotto l'egemonia macedone

Alla notizia della morte di Alessandro, Atene si ribellò al dominio macedone, sotto la guida di Demostene e del generale Leostene, formando una coalizione con altre poleis. Antipatro sconfisse i Greci nella battaglia di Crannone (322), mentre la flotta macedone sconfisse quella ateniese presso l'isola di Amorgo (322). Atene dovette accogliere una guarnigione macedone sull'acropoli ed instaurare un regime oligarchico filomacedone guidato da Focione.
Dal momento che Alessandro era morto lasciando un figlio nato postumo, i suoi generali, i diadochi, cioè i successori di Alessandro, si contesero il controllo dell'impero di quest'ultimo. Alcuni, come Antigono Monoftalmo, miravano alla conservazione dell'unità dell'impero, mentre altri, in particolare Tolemeo e Cassandro erano interessati ad assicurare il proprio dominio su parti dell'impero. La contesa si protrasse per circa quarant'anni al termine dei quali si stabilizzarono tre grandi regni ellenistici, quello dei Tolemei in Egitto, dei Seleucidi in Asia e degli Antigonidi in Macedonia.
La Grecia si trovò alla mercé di questi nuovi regni, molto più potenti delle singole poleis, in particolare della Macedonia. Nel 267 Atene e Sparta si coalizzarono contro Antigono Gonata nella cosiddetta guerra cremonidea che si concluse nel 262 con la sconfitta delle due poleis e l'introduzione di una guarnigione macedone ad Atene.
Per arginare l'egemonia macedone in Grecia cominciarono a formarsi delle Leghe che raggruppavano più poleis, spesso su base etnica. La prima a costituirsi fu la Lega achea che dal 251 fu guidata da Arato di Sicione, il quale mise in seria difficoltà i Macedoni. Nel 243 gli Achei occuparono Corinto, mentre nel 229 scacciarono la guarnigione macedone da Atene.
Nel frattempo, Sparta stava conoscendo un periodo di rinascita legato soprattutto a due re che riformarono la città permettendole di giocare nuovamente un ruolo importante in Grecia. Tra il 243 ed il 235 Agide IV dette inizio alle riforme, le quali, osteggiate da molti Spartani, furono proseguite da un suo successore, Cleomene III. Quest'ultimo, salito al trono nel 227, dette inizio ad una politica estera aggressiva che mirava alla riconquista della Messenia ed alla ricostituzione della potenza spartana nel Peloponneso.
Allarmato dall'espansione di Sparta, Arato di Sicione, capo della Lega achea, preferì allearsi con la Macedonia per combattere Cleomene III. Nella decisiva battaglia di Sellasia (222), gli Spartani furono sconfitti da Arato e da Antigono Dosone, reggente del giovane re di Macedonia, Filippo V, e Cleomene fu costretto a fuggire in Egitto.
Poco dopo, la Macedonia dovette combattere una nuova guerra contro i Greci (220-217) che si concluse con la Pace di Naupatto, la quale fu l'ultima pace stipulata tra Greci (inclusi i Macedoni) senza l'intervento di una potenza straniera. Già allora si affacciava sul mondo greco la potenza emergente di Roma che avrebbe giocato un ruolo decisivo nei decenni successivi. Al momento di stipulare la pace, un certo Agelao di Naupatto disse che era opportuno che Greci e Macedoni smettessero di combattere tra loro poiché da occidente si stavano addensando pericolose nubi.

I MACEDONI

Il Regno di Macedonia si estendeva a nord della penisola greca, su un territorio prevalentemente montuoso. di influenza di Tebe e nel 368 aveva dovuto consegnare ostaggi alla città beotica, tra i quali vi era il giovane Filippo, erede al trono.
Nel 360 il re macedone Perdicca III fu sconfitto ed ucciso in battaglia dagli Illiri ed il giovane divenne re. Salito al trono della Macedonia, Filippo II, dopo aver dato un nuovo ordinamento allo stato macedone ed aver riorganizzato l'esercito, con l'introduzione della falange macedone, rivolse il suo interesse alla politica estera. Egli si dedicò con grande cura in particolare all'addestramento dell'esercito e organizzò la falange, una schiera di fanti armati di lunghe lance, ispirandosi alle tattiche di guerra dei Tebani, osservate mentre era ostaggio.
In quel periodo Tebe era ancora la città più potente in Grecia, seppur privata dei suoi più validi comandanti. Atene era impegnata nella guerra sociale contro i ribelli della Seconda Lega Navale, mentre Sparta si era ritirata in un orgoglioso isolamento. Dopo essere entrato in urto con Atene, nel 357, per la conquista di Anfipoli, una città di cui gli Ateniesi rivendicavano il possesso, Filippo intervenne nella terza guerra sacra scoppiata nel 356 tra Tebe e i Focesi. Dopo aver sconfitto questi ultimi nel 352, Filippo era pronto ad oltrepassare le Termopili ed entrare nella Grecia vera e propria, ma trovò il passo sbarrato dagli Ateniesi e preferì ritirarsi. Presa coscienza della pericolosità di Filippo, ad Atene si formò un "partito" ostile alla Macedonia che trovò la propria guida in Demostene che a partire dal 352 si fece promotore di una politica estera più aggressiva che doveva arginare l'espansione della Macedonia. All'oratore ed ai suoi sostenitori si contrappose un "partito" filomacedone capeggiato da Eschine, il quale propugnava invece l'alleanza di Atene con Filippo.
Nel 348 Filippo eliminò una potente rivale della Macedonia radendo al suolo la città di Olinto, che fino ad allora esercitava l'egemonia sulla penisola Calcidica. Esauste per la guerra sacra, le parti in conflitto stipularono, nel 346, la Pace di Filocrate, con la quale Filippo divenne tago di Tessaglia e membro dell'Anfizionia di Delfi, acquisendo un notevole potere in Grecia.
Il potere esercitato da Filippo sulla parte settentrionale dell'Ellade destava non poche preoccupazioni in Atene, dove Demostene con le sue famose orazioni (tra cui le 4 famose Filippiche che sono diventate l'invettiva per antonomasia) metteva in guardia contro la supremazia macedone sul territorio greco.
Nel 343 Filippo sottomise anche la Tracia, alleata di Atene, mentre nel 340, durante l'assedio alle città di Perinto e Bisanzio, catturò alcune navi che trasportavano grano ad Atene. L'incidente determinò la rottura della pace e la dichiarazione di guerra. Demostene riuscì, nel 339 a creare una coalizione di poleis guidata da Atene e Tebe per porre fine all'egemonia macedone e riconquistare le terre cadute in mano a Filippo.
Nell'estate del 338 Filippo avanzò in Beozia e sconfisse l'armata greca nella battaglia di Cheronea. Tebe dovette accogliere una guarnigione macedone nella rocca Cadmea, mentre Atene, pur evitando l'occupazione militare, dovette stringere alleanza con la Macedonia e sciogliere la sua Lega Navale. L'anno seguente, il 337, nel congresso di Corinto, Filippo creò la Lega di Corinto, un'alleanza tra la Macedonia e le poleis greche, eccetto Sparta, la quale aveva lo scopo di allestire una spedizione contro la Persia, il tradizionale nemico della Grecia. Tuttavia, l'anno dopo, nel 336, prima che la spedizione partisse, Filippo fu ucciso in un attentato ed il trono passò al figlio Alessandro che aveva solo vent'anni.

ALESSANDRO MAGNO

In seguito all'assassinio di Filippo II (336), toccò a suo figlio Alessandro Magno proseguire il progetto paterno di conquista dell'impero persiano. Prima di poter realizzare il progetto del padre, il nuovo re dovette reprimere la rivolta di Tebe, che venne rasa al suolo (335). Sedata la rivolta tebana e lasciato Antipatro in Macedonia per controllare l'inquieta situazione greca, Alessandro partì per l'Asia.
Dopo le vittorie del Granico e di Isso, Alessandro occupò l'Egitto, fondando la città di Alessandria. Nell'autunno del 331 Alessandro sconfisse Dario III a Gaugamela ed occupò Babilonia, Susa e Persepoli, decretando la fine dell'impero persiano. Ormai in fuga, Dario III fu assassinato dai suoi stessi generali nel luglio del 330.
Intanto, in Grecia il reggente Antipatro sconfisse nella battaglia di Megalopoli (331) gli Spartani, che avevano rifiutato di entrare nella Lega di Corinto e di riconoscere l'egemonia macedone.
Alessandro intraprese il progettò di conquista dell'India, ma, dopo aver attraversato l'Indo e vinto il rajah Poro nella battaglia dell'Idaspe, fece ritorno a Babilonia. Nel giugno del 323 il grande re macedone morì a Babilonia per una febbre malarica; tramontò così il suo sogno della realizzazione di un impero universale.
La spedizione di Alessandro può essere considerata uno degli eventi epocali nella storia del mondo antico. Grazie alle sue conquiste, infatti, la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo e orientale, ingenerando tali mutamenti culturali da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta ellenistica.

LA GUERRA DEL PELOPONNESO

La crescita della potenza ateniese entrò presto in conflitto con la Lega peloponnesiaca, guidata da Sparta.
Un primo scontro tra le due città si concluse nel 445 con un pace trentennale, di poco posteriore alla pace di Callia, stipulata tra Atene e la Persia.
Nel 431 iniziò la guerra vera e propria, interrotta dalla pace di Nicia del 421. Questa fase fu caratterizzata dalle annuali invasioni peloponnesiache dell'Attica che avevano l'obiettivo di costringere Atene alla resa distruggendo le sue campagne ed i suoi raccolti. Il progetto spartano fallì perché Atene si riforniva di grano via mare in Eubea e nel Mar Nero. Alle invasioni peloponnesiache gli Ateniesi risposero con sistematiche incursioni lungo le coste del Peloponneso, saccheggiando e devastando le terre degli Spartani e dei loro alleati. Neppure la peste del 430-428, durante la quale morì Pericle, riuscì a piegare Atene. Anzi, nel 425 gli Ateniesi guidati dal demagogo Cleone riuscirono a catturare 292 Spartani, tra cui 120 spartiati (l'élite politica e militare spartana), mettendo in grave difficoltà Sparta. Questa rispose nel 424 inviando nella Calcidica un esercito comandato da Brasida, il quale occupò la città di Anfipoli che rivestiva un'enorme importanza per Atene per via dei suoi boschi da cui gli Ateniesi traevano il legname per costruire la loro potente flotta. Lo storico Tucidide, allora comandante militare della regione, fu esiliato da Atene per non essere riuscito a difendere Anfipoli dall'attacco spartano. Nel 422 Cleone tentò di riconquistare la preziosa città, ma sia lui sia Brasida caddero in battaglia. Ormai stanche della guerra e private dei loro generali più bellicosi, Atene e Sparta stipularono la pace di Nicia nella primavera del 421 che pose fine alla prima fase della guerra del Peloponneso.
Nel 418, Atene stipulò un'alleanza con le città di Argo, Elea e Mantinea con l'obiettivo di indebolire il controllo spartano sul Peloponneso, ma Sparta sconfisse l'esercito di Atene ed Argo nella battaglia di Mantinea. Alla vittoria spartana seguì il rovesciamento del governo democratico di Argo e l'instaurazione di un governo oligarchico filospartano, il quale però ebbe vita breve e già nel 417 ad Argo tornarono al potere i democratici riportando la città sulle sue tradizionali posizioni antispartane.
Nel 415 Alcibiade riuscì a convincere gli Ateniesi a compiere un'ambiziosa spedizione in Sicilia con l'obiettivo di rendere tributaria l'isola rafforzando Atene nei confronti di Sparta e dei suoi alleati. A causa di rivalità interne, appena sbarcato in Sicilia Alcibiade fu richiamato ad Atene per difendersi dall'accusa di aver profanato i sacri Misteri Eleusini. Il generale ateniese, anziché consegnarsi alla propria patria per il processo, preferì cercare asilo presso gli Spartani in modo da poter vendicarsi dei suoi oppositori interni che lo avevano costretto all'esilio. Privata del suo comandante più valido, la spedizione ateniese si concluse nel 413 con un totale fallimento: l'esercito fallì l'assedio a Siracusa e fu quasi completamente annientato.
Dopo la sfortunata spedizione ateniese contro Siracusa, numerosi alleati di Atene defezionarono e passarono dalla parte di Sparta. Quest'ultima ottenne inoltre l'alleanza ed il prezioso sostegno finanziario del Re di Persia grazie al quale poté armare una flotta con la quale mise in difficoltà Atene sul mare. Di fronte a questi gravi problemi, nel 411 ad Atene si impose un regime oligarchico che fu però rifiutato dai marinai, di fede democratica, della flotta ateniese di stanza nell'isola di Samo, i quali si proclamarono legittimi rappresentanti di Atene e richiamarono dall'esilio Alcibiade. Sospettato di trattare la resa agli Spartani, il governo oligarchico di Atene fu rovesciato ai primi del 410 fu restaurata la democrazia. Nonostante la distruzione del suo esercito in Sicilia, Atene riuscì ad armare nuovamente una flotta agguerrita con cui inflisse anche pesanti sconfitte agli Spartani, come nella battaglia di Cizico, nel 410, nella quale cadde anche il comandante spartano Mindaro.
Nel 407 a Nozio, in Ionia, il generale spartano Lisandro sconfisse la flotta ateniese di Antioco, un luogotenente di Alcibiade cui era stato ordinato di non accettare battaglia dagli Spartani. Pur avendo disobbedito ad un ordine di Alcibiade, quest'ultimo fu ritenuto responsabile della sconfitta ed esiliato definitivamente. Nel 406 Atene vinse la flotta spartana presso le isole Arginuse, ma i comandanti ateniesi furono accusati di aver abbandonato i naufraghi e furono pertanto giustiziati. Per via di lotte intestine la città si privò in questo modo di un collegio di generali vittoriosi di cui in quel momento aveva un disperato bisogno. Nel 405 Lisandro sorprese la flotta ateniese presso Egospotami, sui Dardanelli e la distrusse completamente. In seguito alla sconfitta subita nella battaglia di Egospotami, Atene fu assediata e nel 404 fu occupata dagli Spartani, che vi instaurarono un governo oligarchico (regime dei trenta tiranni). Sparta impose inoltre la distruzione delle Lunghe Mura che congiungevano Atene al Pireo, lo scioglimento della Lega delio-attica e l'ingresso di Atene nella Lega peloponnesiaca. Pochi mesi dopo si arrese anche l'isola di Samo, ultima roccaforte ateniese nell'Egeo e la guerra poté dirsi conclusa.
L'anno seguente, nonostante la grave crisi istituzionale ed economica, il regime democratico fu restaurato sotto la guida di Trasibulo di Atene.

I PERSIANI CONTRO I GRECI

Nella Ionia (la moderna costa egea della Turchia) le città greche, fra cui Mileto ed Alicarnasso, si ribellarono al giogo persiano dando vita alla rivolta ionia (499 a.C.).
Le città rivoltose chiesero aiuto alle grandi poleis della madre patria, ma solo Atene intervenne con appena 20 navi. A queste si unirono 5 vascelli della piccola città di Eretria, situata nell'isola di Eubea.
Pur conseguendo iniziali successi, le forze greche soccombettero alle persiane a causa della loro inferiorità. I Persiani, riconquistate tutte le postazioni perdute, cinsero d'assedio Mileto e la rasero al suolo nel 494.
Il Gran Re persiano, Dario I, dopo aver ristabilito la sua supremazia sulle città ribelli d'Asia minore, volse le sua attenzione sulle due poleis che avevano contribuito alla rivolta nei suoi confronti, ed inviò dei suoi emissari per portare la richiesta di "acqua e terra": un atto simbolico di grande effetto che significava la sottomissione totale, per mare e per terra. Alcune città, spaventate si sottomisero. Atene, intuito il pericolo chiese aiuto a Sparta, che lo negò, adducendo il pretesto che nella città si stavano celebrando le feste in onore di Apollo, durante le quali era vietato combattere. In realtà Sparta non volle portare aiuto agli Ateniesi, in quanto gli Spartani erano sempre molto restii nell'abbandonare il proprio territorio ed erano preoccupati che Atene diventasse troppo potente.
Nel frattempo Dario, approfittando della divisione tra le città greche, inviò una spedizione militare per punire Atene ed Eretria. Nel 490 le truppe Persiane sotto la guida dei comandanti Dati e Artaferne si mossero verso l'isola di Eubea e conquistarono Eretria. Con essi c'era Ippia, il figlio dell'ex tiranno di Atene Pisistrato cacciato dalla città e che sperava nella vittoria persiana per ristabilire la propria egemonia su di essa.
In seguito i Persiani sbarcarono in Attica e fu lo stesso Ippia a consigliare al Gran Re di schierare l'esercito nella piana di Maratona, a soli 42 km da Atene: qui nell'aperta pianura la famosa cavalleria persiana avrebbe potuto manovrare con facilità. Gli Ateniesi si stanziarono sulle colline che dominavano la piana. I Greci in 11000 dopo alcuni giorni di esitazione si strinsero in falange e portarono per primi l'attacco contro 30000 Persiani. I primi erano guidati dal nobile Milziade, che in quell'occasione rivestiva la carica di polemarco, un arconte con funzioni militari. Alla fine morirono solamente 200 Greci e ben 6000 Persiani. La vittoria dei Greci fu annunciata da Fidippide ad Atene.
Dieci anni dopo il successore di Dario, Serse I, guidò contro i Greci un grande esercito, il cui numero colpì l'immaginazione dei Greci, non abituati a simili cifre: si diceva che l'esercito di Serse ammontasse a un milione di uomini e che per rifornirsi d'acqua avesse seccato il fiume Scamandro, nella Troade. In realtà pare più probabile che si aggirasse intorno ai 100.000 soldati, una cifra comunque enorme per le piccole città-stato greche. I Greci stabilirono un primo sbarramento alle Termopili, un passo facile da difendere in caso di inferiorità numerica. Dopo tre giorni di battaglia i Persiani scoprirono un passaggio che aggirava lo schieramento nemico e presero alle spalle i Greci. Per coprire la ritirata dell'intero esercito, il re spartano Leonida tenne impegnati i Persiani sacrificando se stesso e 300 Spartani che preferirono morire piuttosto che fuggire. Superate le Termopili, Serse avanzò verso l'Attica. Nel frattempo, Temistocle, vista l'impossibilità di sconfiggere via terra l'avanzata persiana, fece evacuare Atene ed organizzò una flotta per opporsi a quella persiana. L'esercito di Serse diede alle fiamme Atene, ma la flotta ateniese, forte di 310 navi, impegnò quella persiana, che raggiungeva le 1207 unità, e la sconfisse duramente a Salamina, nel 480. Serse ritornò in Persia lasciando al comando delle truppe Mardonio con il compito di riprendere l'offensiva in primavera.
Nel 479, l'esercito greco comandato dallo spartano Pausania sconfisse i Persiani a Platea costringendoli a ritirarsi. Contemporaneamente, una flotta greca comandata dall'ateniese Santippo sconfisse la flotta persiana a Micale. La seconda guerra persiana si concluse effettivamente nel 478 quando i Greci espugnarono la città di Sesto che costituiva l'ultima piazzaforte persiana in Europa.

I PERSIANI

Ciro detto "il Grande", in pochi anni si impadronì dell'Asia Minore, della Mesopotamia meridionale, della Siria, della Palestina, di tutta l'area compresa tra il Mar Caspio e la valle dell'Indo. Le sue campagne militare ebbero inizio combattendo contro Creso, re della Lidia, lo stato più importante dell'Anatolia. Lo sconfisse a Sardi nel 546 a.C. e successivamente sottomise le città che i greci avevano fondato sulla costa asiatica. Il figlio Cambise (che regnò dal 530 al 522 a.C.) estese ulteriormente l'impero sottomettendo l'impero e Cipro. Ilsuccessore Dario tra il 522 e il 486 a.C. conquistò la Tracia, le isole Egee, la Nubia e la Libia. In pochi decenni, dal 522 al 486 a.C. i Persiani costruirono un impero enorme, esteso dalle coste occidentali dell'Asia Minore al Caucaso, dall'India alla valle del Nilo. Questo impero multietnico comprendeva una straordinaria varietà di popoli diversi per lingua, religione, cultura, organizzazione sociale ed economica. Dal 550 a.C. fino alla conquista nel 331 a.C. da parte di Alessandro Magno, l'impero persiano fu la potenza dominante del Vicino Oriente. La sua grande estensione determinò la creazione di tre distinte capitali: Susa, Ecbatana e Persepoli, dove sorgeva il palazzo reale più prestigioso.

martedì 8 febbraio 2011

Compleanno!!!

GRAZIE DI CUORE A GENITORI E ALUNNI CHE MI HANNO ORGANIZZATO LA FESTA A SORPRESA IN CLASSE! COSI' IL TEMPO CHE PASSA SI ACCETTA CON PIU' SERENITA'!
GRAZIE!!

Ventimila leghe sotto i mari ma così vicino ai ragazzi.Jules Verne


Jules Verne, spesso italianizzato in Giulio Verne (Nantes, 8 febbraio 1828 – Amiens, 24 marzo 1905), è stato uno scrittore francese.
È oggi considerato tra i più influenti autori di storie per ragazzi e, con i suoi romanzi scientifici, uno dei padri della moderna fantascienza. Il successo giunse nel 1863, quando si dedicò al racconto d'avventura. Tra i suoi numerosissimi romanzi vi sono Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, L'isola misteriosa, Ventimila leghe sotto i mari e Il giro del mondo in ottanta giorni. Alcuni di questi sono poi divenuti film.
Jules Verne, con i suoi racconti ambientati nell'aria, nello spazio, nel sottosuolo e nel fondo dei mari, ispirò scienziati ed applicazioni tecnologiche delle epoche successive.
Le sue opere sono note in tutto il mondo ed è il terzo autore più letto in lingua straniera.